Archive for the ‘montagne’ Category

Io, la montagna nel cuore

20 settembre 2009

Rifugio AlimontaRubo un verso a Guccini, che sento mio come pochi altri…

La montagna nel cuore ce l’ho da sempre, e tante volte, ringraziando il cielo per il posto dove mi ha fatto nascere, anche negli occhi.

Eppure da quest’anno faccio fatica ad andare in montagna, per il lavoro che ho scelto di fare che non mi concede ferie in estate, e per l’altra passione che mi occupa spesso i finesettimana, la bici appunto…

Così all’inizio dell’estate mi sono “programmato” un paio di posti dove assolutamente andare a camminare. E fra questi questo bel rifugio che vedete in foto, nel cuore del gruppo del Brenta, a due passi da un ghiacciaio che si ritira sempre più, ai piedi delle meravigliose guglie degli Sfulmini.

Un posto incantevole, dove ho (ri)portato qualche amico con cui ho scoperto l’Alimonta, poco dopo il 2000, quando andavamo a fare gli animatori con i ragazzini delle scuole medie in un splendido angolo di paradiso appena fuori Campiglio. Dove mi svegliavo la mattina, aprivo gli occhi, e attraverso una staccionata di legno vedevo gli Sfulmini e quel ghiacciaio…

L’Alimonta non è un rifugio altissimo, neanche 2600 metri, quel tanto che basta per tenere lontani i camminatori della domenica. E’ un rifugio privato (non di proprietà del CAI) , un po’ fuori dal comune, in un posto, la Busa degli Sfulmini, molto fuori dal comune.

Ovunque ti giri ci sono pareti di roccia che salgono in verticale e quasi ti gira la testa per quanto salgono. L’unico angolo in cui c’è una visuale ampia dà sull’Adamello dall’altra parte della Val Rendena, ed il Carè Alto ti impressiona per la grandezza e il candore del suo ghiacciaio. E ti vengono i brividi anche se è agosto quando pensi che lassù ci passarono qualche anno di guerra, inverni compresi…

L’Alimonta colpisce sempre e comunque, per come sali su un sentierino fra i sassi, in una sorta di gola con le pareti quasi rosa a perpendicolo, e poi arrivi lì, dopo l’ultimo pilone, e ti ritrovi un ripiano di roccia… Sembra che Qualcuno l’abbia spianata apposta per metterci un rifugio, lì a due passi da ghiacciacio che muove piccole colline di ghiaia e sassi.

Sono follemente innamorato delle mie montagne, ma il Gruppo del Brenta ha un posto speciale nel mio cuore che mi fa sempre provare un brivido di emozione. E fra tutti i posti del Brenta che ho conosciuto in questi anni, sicuramente quello che amo di più è questo…

Una montagna speciale

28 luglio 2009

Pasubio da RecoaroIn tante città d’Italia, se non in tutte, c’è una via Pasubio. Magari vicino a via Battisti o a via Piave.

Come saprete o avrete immaginato, lassù ci hanno fatto la guerra, la Prima Guerra Mondiale. Come l’hanno fatta su centinaia di chilometri di Italia, dallo Stelvio a Trieste.

Mi chiedo se però c’è un altro posto in cui quel massacro ha lasciato tante tracce come in Pasubio, che dopo 90 anni non puoi salirci senza pensare a quella guerra. Perchè praticamente ogni sentiero, ogni accesso è un percorso aperto durante quei tre tremendi anni. Perchè ci sono rimaste opere belliche che hanno dell’incredibile. Perchè ti guardi intorno e trovi ovunque buche tondeggianti, di varie dimensioni (che sono i crateri lasciati dai bombardamenti d’artiglieria), gallerie e ricoveri, mucchietti di piccoli reperti di ferro arrugginito, solchi che ricordano dove passavano trincee e camminamenti…

Il Pasubio non è forse una bella montagna, è apro e poco attraente sulla sua sommità, anche se si trovano le spettacolari guglie dolomitiche nei suoi versanti della Vallarsa, della Val Posina e della Val Leogra.

Non arriva nemmeno ad altezze vertiginose, con poco più di 2200 metri di Cima Palon, sebbene regali bei panorami sulla pianura e sul Trentino, come anche le altre vette delle Prealpi Venete.

Ha qualcosa di speciale però, qualcosa che non ho trovato in nessun’altra montagna per quei 3 anni che ne hanno sconvolto ogni centimetro. Proprio non riesco ad andare in Pasubio senza pensare a quante migliaia di vite umane sono state spezzate su quelle rocce. Ecco perchè voglio parlarvene, per non dimenticare quelle persone. Ho tante storie da raccontarvi sul Pasubio, ma stasera è tardi… lo farò un po’ alla volta.

Ciao Cristina

22 luglio 2009

Cristina CastagnaCristina Castagna non la conoscevo, anche se è del paese vicino al mio. L’avevo sentita nominare qualche volta da degli amici, ma nulla più.

La “scopro” ora che se n’è andata sul fondo di un crepaccio del Karakorum, e come per tutti i morti in montagna non posso che rimanerne colpito, perchè la montagna che tanto amo (amiamo anzi…) può essere crudele come poche altre cose al mondo.

Così in questi giorni ho letto qualcosa su di lei, ho sbirciato il suo sito più che altro per vedere chi fosse questa ragazza che amava la montagna alla follia. E’ una cosa irrazionale, che ti porta a rischiare la vita. Alcuni lo fanno senza pensarci, alla morte, per esorcizzarne quasi la paura. Altri come Cristina ci pensano eccome. Mi ha colpito quando ho letto “se mi succede qualcosa in montagna lasciatemi là, non voglio che altri rischino la vita per venirmi a prendere”.

Che senso ha rischiare la vita per la montagna? Non credo che l'”italiano medio” possa capire, non è una cosa che si capisce. Si intuisce e non si riesce a spiegare se si ha una passione grande come quella di questa ragazza. E probabilmente quando ci si butta in discesa con una bici passando i 70 all’ora, con la propria vita appesa ad un filo di acciaio di 2mm di diametro, non si rischia molto meno che scalare una montagna. So che quel filo potrebbe rompersi all’entrata di una curva, so che potrei sbagliare una linea, so che potrei prendere una buca nel momento sbagliato… Ma non riesco a fare a meno di salire su una bicicletta, è una cosa irrazionale, ma mi mancherebbe qualcosa altrimenti.

Cristina mi ha colpito per due cose che ha scritto sul suo sito, in cui si raccontava e in cui mi sono ritrovato come non mai:

“Sono un Acchiappasogni”

“Il Mondo è troppo rumoroso sono una ricercatrice del Silenzio”

Se siete mai stati in cima ad una montagna, completamente soli, forse potete intuire anche voi.