Meno 7 giorni

Fra 7 giorni sarà tutto finito. Sì, mancano 7 giorni al 28 febbraio 2010, ultima domenica di febbraio di un anno pari.

A voi non dira nulla, assolutamente nulla. Per un recoarese è invece qualcosa di speciale, e non c’è modo di riuscire a spiegarvi cosa vuol dire. Ogni tanto mi capita di pensare, in qualsiasi periodo dell’anno “mancano tot mesi all’ultima domenica di febbraio del prossimo anno pari, alla Chiamata di Marzo”.

La Chiamata di Marzo è per Recoaro quello che il Palio è per i senesi o quello che la corsa dei ceri rappresenta per Gubbio. Da noi non c’è competizione, da noi c’è un clima che non troverete mai negli altri 729 giorni: la Chiamata di Marzo ci unisci come nient’altro al mondo, più dei mondiali di calcio, più di ogni altra festa paesana.

Vi chiederete cos’è la Chiamata di Marzo, o forse lo avete intuito se siete legati alle vecchie tradizioni e vi ricordate quella del “brusamarso” ecc., la festa di origine pagane con cui i montanari alpini festeggiano la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.

Ecco, da noi Marzo si chiama, si chiama la primavera secondo antiche leggende ormai perse e quasi dimenticate, ma si chiama. Si chiamava con i campanassi delle vacche, con i seci del late…

Sicuramente un momento di festa per la natura e il mondo che si risvegliava dopo i lunghi giorni di neve e freddo.

Come a Recoaro la Chiamata di Marzo sia diventata quello che è oggi è difficile dirlo. Pare che nell’Ottocento i recoaresi abbiano iniziato a sfilare per il paese l’ultimo giorno di febbraio con gli arnesi dei proprio lavori. In alcune testimonianze e foto di inizio ‘900 si vedono dei carri tirati da buoi in cui si rappresentano i mestieri, in cui la casara diventa semovente e sopra si fa il formaggio.

La tradizione stava perdendosi o forse era persa del tutto. Nel 1979 è rinata. Dal 1980 si fa ogni due anni, l’ultima domenica di febbraio: si sfila per il paese con carri su cui si ricostruiscono fedelmente e minuziosamente i costumi di un tempo, i mestieri e gli arnesi, le tradizioni e gli usi di padri e nonni.

Nulla di carnevalesco, tutt’altro: è una ricostruzione fedelissima di come eravamo, fatta in maniera festosa e gioiosa, ma aderente alla realtà come poco altro. I vestiti sono a volte gli stessi dei nostri nonni, recuperati dai vecchi bauli, gli arnesi ritrovati nei fienili, si riprendono i racconti dei vecchi…

La Chiamata di Marzo è la riscoperta di noi stessi attraverso le nostre origini. Ed è per questo il giorno più bello dell’anno, anzi, di ogni due anni.

Ecco perchè stasera, a 7 giorni, volevo raccontarvi della mia trepidante attesa. Che è un attesa che parte molto tempo prima, già l’ultimo dell’anno si inizia a pensare “Quest’anno è pari, c’è la Chiamata”.

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